La ricerca architettonica contemporanea viene inevitabilmente influenzata con rapporto biunivoco dalle arti figurative, il cinema, l’arte sviluppano la loro versione del mondo. Nascono le correnti del Dadaismo, del Futurismo che traggono riferimento dalla “nuova arte figurativa”. Il mondo raster e dei pixel è il mondo dell’informatica che rappresenta uno dei passaggi più importanti della stessa, si basa sulla restituzione grafica, data dagli schermi bit-mappati che aprono al mondo delle superfici. Inizialmente i terminal, ai tempi di DOS, erano schermi lineari, non basati sul sistema “you get what you see” sulla quale invece si basano i computer grafici, questo porta quindi un’inevitabile step rivoluzionario. Lo schermo assume un importanza assoluta.
Anche nel tema che ci riguarda più da vicino dell’architettura si instaura un forte rapporto visivo che si articola in facciate non più afone ma fortemente partecipative, in maniera attiva al grande mondo rasterizzato. Un esempio può essere quello della torre dell’acqua di Barcellona, caratterizzata da una facciata che sembra essere a tutti gli effetti uno schermo con tanti pixel che la caratterizzano, o ancora sempre nella città di Barcellona un esempio lo possiamo riscontrare nella ristrutturazione del mercato di Santa Caterina da parte di Miralles, Tagliabue. Loro stessi affermano che per “idealizzare”, comporre i colori della copertura si sono ispirati ai colori classici, del mercato, i colori della frutta o più in generale degli alimenti pixelandoli, rendendo cosi possibile un accostamento di colori atipico, che riscontriamo in copertura con delle magnolie appunto colorate.
Nelle immagini vediamo prima la torre Agbar illuminata di notte con giochi di luci, come se fosse appunto uno schermo, e poi di giorno con la sua trama pixelata, seguono poi immagini del mercato di Santa Caterina e della sua inconfondibile copertura.
Inizia ad inserirsi il mondo elettronico all’interno delle strutture architettoniche un chiaro esempio è ben visibile nelle strutture di Herog e de Meuron ad esempio con il grande progetto per lo stadio di Monaco, della squadra del Bayern Monaco. Il lavoro dello studio, si basa sull’elaborazione di volumi molto compatti e stereometrici, ciò porta ad esaltare la superficie. Nello specifico caso dello stadio di Monaco, avviene una comunicazione da parte della sua “pelle” verso l’esterno attraverso un grande quantitativo di luci led tra loro collegate, ciò permette quindi un supporto interattivo in grado di elaborare colori e scritte. Il materiale che compone la pelle e l’Efte, un polimero plastico con ottime capacità termiche ed elastiche, ed è proprio su questa pelle che avvengono le proiezioni.
Un esempio molto particolare del tema della rasterizzazione delle superfici lo possiamo trovare anche in un progetto di Jean Nouvel ovvero quello della facciata dell’IMA a Parigi, il museo arabo della città caratterizzato in una delle sue facciate da una serie di blocchi poligonali dove all’interno sono presenti degli elementi meccanici che simulano il fare di un otturatore della macchina fotografica, facendo permeare a piacimento la luce all’interno della struttura. Gli elementi sono disposti in modo tale da creare in facciata un tema orientale che va a tutti gli effetti a caratterizzare la facciata stessa e di conseguenza la struttura.
L’architetto che forse è stato più di tutti lo spartiacque del ragionamento ed inserimento dell’informatica in architettura è Toyoo Itō che attraverso le sue opere riesce sempre a stupire intersecando con fare tecnologico una storia particolare che caratterizzi il progetto stesso. Un esempio di questo suo ibridare lo possiamo vedere nella Sendai Mediatheque, progetto del 2001, dove la struttura in toto sembra essere un acquario galleggiante con alghe che sorreggono il tutto.
LINK – LEZIONE 11