UNa rivoluzione architettonica
Autori:
Gaetano De Francesco, Elnaz Ghazi, Isabella Santarelli
Collana:
Quaderni del Dottorato di Ricerca in Architettura – Teorie e Progetto
Casa editrice:
Lulu
Data di pubblicazione:
marzo 2015
ISBN: 978-1-326-22099-0
Categoria:
libro storico
La prefazione del libro è affidata al Professor Antonino Saggio che per accompagnarci all’interno del libro, ricalca le orme di una delle lezioni del corso di ITCAAD, portandoci al cospetto di una lezione che lui stesso definisce ibrida. La lezione “da una parte riguarda la teoria dell’architettura, dall’altra indaga una metodologia, cercando di capire in che modo oggi, dal punto di vista teorico e operativo, la disciplina architettonica si confronta con l’informatica”. Molto interessante è questo incipit, successivamente il professore si concentra sulla definizione (non architettonica) della parola MODELLO, una parola che noi addetti ai lavori del mondo edile tendiamo a considerare legata, erroneamente, ad un qualche tipo di elemento 3D. Il modello è invece “il luogo di una rete di interconnessioni manipolabili dinamicamente” dal momento che le informazioni contenute al suo interno sono sia di tipo quantitativo che descrittivo geometrico. La prefazione segue poi con l’identificazione di 4 modelli (decisionali) chiave:
– Il modello OGGETTIVO, legato alle caratteristiche dirette, facilmente classificabili che possono essere normalizzate.
– Il modello PRESTAZIONALE, nel quale ci si domanda che tipo di prestazione si vuole che l’oggetto abbia.
– Il modello STRUTTURALISTA, si lavora secondo dei pattern, delle leggi quadro, delle ossature strutturali basandosi sul sistema regola generale.
– Il modello DIAGRAMMATICO, è il pensiero contemporaneo che in qualche modo incorpora al suo interno i suoi predecessori, si tratta della prefigurazione di processo di progetto e le relazioni che intercorreranno al suo interno, una sorta di DNA generatore.
“Il diagramma è la prospettiva rovescia di UNStudio” inizia con questa frase Antonello Marotta, curatore di questo paragrafo riprendendo una frase del filosofo e teologo russo Florenskij. L’autore fa un riflessione sul diagramma presentando un parallelo sul contesto universitario (in ambito architettonico) che sta cambiando, l’erogazione della didattica universitaria infatti non è più strutturata secondo una metodologia lineare e considera l’avvento del diagramma come principale causa di cambiamento. Marotta attribuisce al diagramma la base per un salto interpretativo e logico anche nella didattica e nel contempo nelle relazioni di approccio al progetto e per estensione alla fase progettuale. Porta poi l’esempio concreto degli architetti olandesi di UNStudio, i quali introducono a tutti gli effetti una nuova modalità di interpretazione che si svincola da quella postmoderna, ricercando invece un linguaggio facilmente comprensibile dalla collettività. Van Berkel introduce il concetto di prospettiva rovescia, riprendendo dalla concezione fiamminga ciò che ne deriva in termini di concezione spaziale e movimento, introducendo inoltre un cambio concettuale rispetto alla geometria tipologica in cui lo spazio perde la sua unitarietà diventando cosi diagonale e ciclico, in cui il “dentro” e “fuori” non risultano più separati.
Gli autori cominciano introducendo il significato canonico legato alla parola diagramma, affermando che quest’ultimo è inevitabilmente legato allo schema grafico soprattutto quando si parla del campo architettonico. Successivamente si concentrano sulla figura di Van Berkel e su ciò che nel suo studio ha cominciato ad introdurre nel quale un “semplice” diagramma contiene molto al suo interno risultando infatti generativo e aperto. successivamente ne consegue un interessante analisi tra le differenze che si riscontrano in relazione al processo diagrammatico messo in atto da Peter Eisenman, Giuseppe Terragni o ancora i Bubble diagrams di Walter Gropius. Ciò che fondamentalmente si evince dallo studio di autori è nei casi precedentemente citati è che a differenza di Van Berkel «i fattori che generano, modificano e definiscono il progetto seguono logiche puramente geometrico-compositive». Ciò che scaturisce dalla forte analisi preliminare dello studio è quello che poi arriva a formare ciò che possiamo definire “l’idea della macchina astratta” nello specifico, ciò che maggiormente accomuna l’approccio di UNStudio a quello del filosofo Michel Foucaultè è pensare che la macchina astratta possa individuare “delle possibilità di fatto, ma non ancora un fatto”. Infine ciò che possiamo dire è che: “Il metodo diagrammatico si colloca in una posizione ogni volta variabile, a seconda dell’approccio specifico tra oggettività e soggettività. Così come varia l’approccio varia anche l’interpretazione; cioè esclude una definizione univoca”. Rapportando tutto ciò ad un esempio specifico nella Möbius House sono proprio la continuità e l’ambiguità a far sì che il diagramma possa essere continuamente reinterpretato dove ne consegue una reinterpretazione costante anche di coloro che vi abitano.
« …sono sempre molto deciso nell’affermare che l’aspetto digitale dell’architettura degli ultimi sedici diciassette anni è stato tanto importante per la professione quanto l’introduzione del cemento armato in architettura».
Ben Van Berkel
Colui che spiega al meglio ciò che viene sostenuto da Van Berkel è proprio Sollazzo, il quale afferma “Nell’approccio di UNStudio il computer e l’Information technology entrano nella riflessione progettuale molto prima che si inizi a pensare specificatamente alla definizione di una forma o di una geometria; per UNStudio non vi è più la genesi creativa attraverso le suggestioni di uno schizzo o di un plastico, ma attraverso la formulazione di un palinsesto informativo che definisca un ambito all’interno del quale il progetto possa trovare la necessaria linfa e collocazione”. Proprio da qui parte l’evoluzione apportata dall’architetto dove: “L’architetto è un organizzatore di spazi e di programmi – temi intorno ai quali van Berkel, come sintesi della propria riflessione, giunge ad ideare una vera e propria metodologia progettuale strutturata e sistemica”.
Gli autori descrivono come “l’età dell’informazione” abbia cambiato la concezione del tempo e l’approccio all’architettura. La città contemporanea è descritta come un modello ibrido che sostituisce la sequenzialità della civiltà industriale con la simultaneità delle reti, e l’oggettività del corpo edilizio con l’intreccio di essenze disparate. L’architettura di UNStudio è vista come una metafora della contemporaneità e l’edificio viene considerato come un unicum concettuale e costruttivo. La struttura e la forma architettonica si fondono in una sinergia in cui la tecnica diventa uno strumento per generare emozioni. Il lavoro di Ben van Berkel e Caroline Bos è descritto come emblematico per questo cambiamento e ispirato dall’arte barocca. Lo strumento e la geometria sono sempre stati importanti nella costruzione dell’architettura e nella concezione dello spazio. Ad esempio, nelle piramidi si trova la trigonometria e nel Pantheon la geometria euclidea. L’ambiente CAD è il luogo nativo dell’architettura di UNStudio, un team olandese che utilizza il computer come generatore di forme e come luogo di riflessioni teoriche. La loro architettura è modellata direttamente in 3D attraverso strumenti come Rhinoceros e Grasshopper e la loro costruzione è possibile solo con un sistema geometrico rigoroso gestito da software e modelli digitali BIM. UNStudio è una struttura eterogenea che comprende architetti, programmatori e computational designers. La matematica rappresenta il mondo di riferimento per il team olandese e lo strumento digitale è il mezzo attraverso cui esplorare nuove tensioni spaziali. Algoritmi complessi spingono a immaginare altri mondi al di là delle tipologie preconcette.
Il principio inclusivo
Il Museo della Mercedes-Benz a Stoccarda, progettato dallo studio UNStudio, è stato realizzato tra il 2002 e il 2006 in un’area industriale vicino all’autostrada. Il museo è progettato per esporre tutti i modelli della casa automobilistica, dalle auto storiche alle concept cars, e ospita anche un cinema, un’area per bambini e un ristorante. La visita al museo inizia con un ascensore che porta il visitatore al punto più alto, da dove il percorso si sviluppa in senso discendente attraverso due ampi percorsi curvi su nove livelli, organizzati sulla geometria di una doppia elica. La strategia espositiva mira a sintetizzare paesaggio, organizzazione spaziale, allestimento museale e struttura in un’unica esperienza inclusiva, con un ambiente dinamico e interattivo che cambia continuamente durante il movimento del visitatore. Il museo si relaziona al paesaggio emergendo con le sue curve sinuose e spiraliformi, offrendosi come una macchina tridimensionale con una facciata che riflette il sistema di distribuzione degli spazi interni. L’intera struttura del museo è basata sul nodo a trifoglio (Double Helix Design Model), che genera la rampa continua autoportante e dà vita a sei piani a leggera pendenza che raccontano la storia della casa automobilistica. La ricerca sui sistemi complessi di van Berkel e Bos ha liberato la rampa dalla sua funzione circolatoria e ne ha svelato le potenzialità spaziali, topologiche e strutturali.
In questo capitolo il Professor Saggio si concentra sul tema dell’evoluzione dell’architettura a seguito delle innovazioni tecnologiche e strumentali. La presenza del cemento armato e dell’ossatura metallica nell’Ottocento e nel primo XX secolo non sono stati visti come soluzioni definitive, ma come punti di partenza per la ricerca di nuove potenzialità e espressività. Solo negli anni ’20 del Novecento con il Movimento Moderno si è affermata una nuova visione dell’architettura basata su queste innovazioni. Il salto tecnologico non ha portato immediatamente innovazione nella ricerca architettonica ma è stato spesso visto come soluzione sbrigativa. Il dibattito su come le nuove potenzialità costruttive potessero entrare in relazione con la decorazione e l’estetica dell’architettura è stato condotto da architetti come Louis Sullivan e Dankmar Adler. Il simposio è organizzato per sottolineare l’importanza della figura di Ben van Berkel nella comprensione dell’impatto dell’innovazione tecnologica e dell’Information technology sull’architettura. Il testo conclude sottolineando che siamo immersi in un processo accelerato di trasformazione (la terza ondata) in cui il momento della comunicazione e dell’informazione sta modificando profondamente la società e l’architettura.
Il modello matematico utilizzato dallo studio UNStudio per progettare il museo Mercedes Benz è stato importante per la gestione di una serie complessa di fattori formali, costruttivi, funzionali, percettivi e spaziali. Il modello è basato su una figura policentrica, costituita da una doppia elica, e interagisce con le variabili del sito come vettori schematici. Il processo di progettazione si basa su una ricerca sul disegno architettonico, con un focus sulla complessità interrelazione di campi d’azione e sulla visione sistemica del mondo contemporaneo. Il modello è stato utilizzato per ottenere la combinazione ottimale o più sostenibile digitalmente attraverso simulazioni-prefigurazioni realistiche e un processo di adattamento e apprendimento graduale. Ben van Berkel fa riferimento al Barocco, soprattutto ai lavori di Bernini e Borromini, per creare un ponte tra pensiero astratto e costruzione concreta. Il museo Mercedes Benz è un esempio di come la compenetrazione di forme geometriche spaziali complementari possa creare una coppia di tensioni opposte e un processo di trasformazione degli elementi costruttivi. Van Berkel si ispira anche alla spirale del DNA di Sant’Ivo alla Sapienza di Borromini, dove lo spazio è continuo e organizzato in modo ciclico. Il modello è un processo cognitivo che permette di adattare il progetto contemporaneo a parametri temporali variabili e di incorporare informazioni dinamiche nell’organizzazione spaziale.
La mostra “Materia in Movimento” dedicata a UNStudio al MAXXI Architettura rappresenta un’occasione importante per l’architettura a livello nazionale. La mostra fa parte di un ciclo di esposizioni monografiche chiamato Nature, in cui il MAXXI esplora le tendenze e le ricerche avanzate dell’architettura contemporanea. Chiudere il ciclo con il lavoro di Ben van Berkel significava lanciare un messaggio sulla presenza di una diversa consapevolezza architettonica. La sfida era rappresentare l’architettura di UNStudio a un pubblico “generico”, che non è necessariamente composto da specialisti. UNStudio ha scelto di mostrare dieci progetti tramite gigantografie deformate che creano un labirinto tridimensionale che costringe il visitatore a muoversi e a sperimentare lo spazio architettonico. Questo metodo permette al visitatore di prendere atto della propria fisicità e di ricomporre l’immagine completa dei progetti.
Il nuovo paradigma informatico sta influenzando profondamente la professione e la cultura architettonica, facendo sì che i progettisti si appropriino di prassi specifiche di altre discipline e utilizzino la progettazione al computer e i software per generare soluzioni inaspettate. Il concetto di superficie intesa come “pelle” nell’edificio contemporaneo è uno dei temi cardine di questa rinnovata ispirazione. Nel passaggio dal Moderno al Postmoderno, la bidimensionalità e la superficialità hanno acquisito un ruolo fondamentale, poiché l’architettura convive con l’informatica e le facciate diventano pellicole sensibili all’immagine con una straordinaria capacità comunicativa. Progetti come il Centre Pompidou e l’edificio della Fondation Cartier di Jean Nouvel sono esempi di come la pelle sia considerata una materia viva e vibrante in grado di interagire con l’ambiente esterno. UNStudio è stato incaricato di riqualificare la Gallery Department Store a Seul nel 2003 per rendere il centro commerciale più attraente. Il progetto ha comportato la creazione di una nuova facciata esterna e di un nuovo allestimento interno. La facciata è stata realizzata con 4330 dischi di vetro stratificato sabbiato montati su una sottostruttura di metallo, con una pellicola dicroica che causa continui cambiamenti nella percezione della facciata sia di giorno che di notte. Durante la notte, i dischi sono retro-illuminati da una sorgente LED, rendendo la facciata uno strumento di pura comunicazione. La superficie della facciata è stata sollevata dalla strada per creare un effetto di sospensione e dare spazio a una fila di vetrine.
Nel maggio 2014, la Facoltà di Architettura e Progetto dell’Università di Roma “La Sapienza” ha organizzato un workshop con UNStudio/Knowledge Platforms per i dottorandi in Architettura. Lo scopo era sfidare le barriere della conoscenza esplorando come le operazioni di progettazione si relazionano alla nozione di scaleless. Il workshop ha proposto metodologie per affrontare progetti legati all’economia della condivisione e al management dell’innovazione. UNStudio ha sviluppato competenze innovative attraverso l’ibridazione di progettazione e processo e ha introdotto le Knowledge Platforms, che hanno l’obiettivo di distillare la conoscenza nel processo architettonico per favorirne l’innovazione. Queste piattaforme sono gruppi auto-organizzati e interconnessi che lavorano in modo integrato con il processo di progettazione. Incontrano colleghi, condividono esperienze e mantengono un database con informazioni raccolte durante le varie fasi di progettazione.
Gli autori descrivono la filosofia dell’architettura dell’architetto olandese Ben van Berkel, fondatore di UNStudio. Il concetto chiave di questa filosofia è l’ibridazione, che viene descritta come un processo di fusione di costruzione, materiali, circolazione e programmi spaziali. Questo processo di fusione genera un elemento con doppia funzione e doppio significato e produce un ibrido nato dall’incrocio di due forme di linguaggio diverse. L’ibridazione è anche considerata una forma di metamorfosi e una pratica che promuove la democrazia liquida, negando le gerarchie e favorendo la definizione di nuove configurazioni spaziali. Il testo fa anche una riflessione sugli antecedenti storici dell’ibridazione nella rappresentazione artistica e cognitiva e nella storia dell’architettura, menzionando figure come Kiesler, Magritte, Escher e Borromini. Il MUMUTH è un teatro inaugurato a Graz che combina architettura e musica. Il progetto è basato sulla tecnica ibridativa e sul concetto di “disegno aperto”, che prevede un’indeterminatezza flessibile ai cambiamenti. La struttura si presenta come un organismo complesso in cui gli spazi a diverse funzioni si sovrappongono e sfumano l’uno nell’altro, lasciando al fruitore la possibilità di interpretare lo spazio. Il foyer, ad esempio, è uno spazio fluido e senza soglie, mentre l’auditorium è una black box flessibile con strumenti tecnologici. La forma architettonica è influenzata dalla spirale e presenta elementi di antitesi e ossimoro.
Il libro analizza nel dettaglio le tecniche, le opere e la filosofica tecnica e informatica che si cela dietro lo studio olandese UNstudio e la figura di Van Berkel, la chiave introspettiva con le “interviste” all’architetto e l’analisi a più mani da parte di più autori creano un mix dinamico di informazioni che puntano a creare sicuramente un quadro il più possibile completo. Passiamo quindi dal concetto di “prospettiva rovescia” alla visione di Antonello Marotta, curatore di un ramo del testo, il quale descrive l’avvento del diagramma come un modo che sta cambiando le modalità di progettazione. Arriviamo quindi al fulcro del libro dove UNStudio ha introdotto un nuovo modo di interpretare l’architettura, che si discosta dalla postmodernità e cerca un linguaggio comprensibile per la collettività. Il testo descrive anche come la prospettiva rovescia di UNStudio si discosti dalla logica puramente geometrico-compositiva dei diagrammi proposti da altri autori, come Peter Eisenman e Walter Gropius. Infine, il testo afferma che il metodo diagrammatico di UNStudio, che include il ruolo del computer e dell’Information technology nella progettazione, offre un’interpretazione costantemente variabile del progetto.
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