Tappeti Volanti. Così ha deciso di chiamare il suo articolo a “tema Gehry” il Professor Antonino Saggio. Nell’articolo vengono affrontate le dinamiche e vicissitudini che hanno caratterizzato la vita del famoso architetto. Il professor Saggio parte introducendo il “personaggio” Gehry che confluì nel Gehry che conosciamo noi, solo sedici anni dopo l’apertura del suo studio nel 1962, ed è proprio dopo quel lungo periodo che Gehry comincia la sua intensa e fruttuosa ricerca, fortemente plastica e tridimensionale, che culminerà poi nella consacrazione di alcune sue opere riconosciute da tutti come simbolo del movimento contemporaneo. Ma cosa caratterizza l’architettura di Gehry beh ce lo spiega il Professor Saggio:
Gehry […] riunisce, il senso dello spazio mosso e frastagliato, un’estetica che guarda all’evolversi turbinoso della società. I progetti si costruiscono in un’incessante sperimentazione dei materiali più diversi, si confrontano con i luoghi in maniera provocatoria e coraggiosa; propongono una espressività dirompente, fluida e dinamica, dialogano […]. I tanti pragmatismi del lavoro di progettazione si muovono dentro la sintesi dell’architettura come arte e non viceversa.
A.Saggio – tappeti volanti
Il professor Saggio, decide di scandire le fasi dell’architetto secondo diversi verbi azione:
Il primo è quello dell’ ASSEMBLARE dove Gehry al decorativismo post moderno sostituisce una sua politica, propria, ovvero quello dello scarto, del riciclo ed il riuso. Uno degli esempi più lampanti lo possiamo vedere in atto nella sua casa di Santa Monica, dove sperimenterà il suo stile Cheapscape.
Il secondo verbo azione è quello dello SPAZIARE dal momento che in questa sua fase Gehry si concentra sulle articolazioni spaziali tra interno ed esterno e tra gli edifici stessi. Un esempio in cui lo “spaziare” di Gehry è tangibile è nell’università Loyola a Los Angeles
il terzo “verbo-azione” lo possiamo sintetizzare con la parola SEPARARE in questa fase per Gerhy “prevale la volontà di suddividere i volumi per far nascere nuovi esisti plastici e per creare nuove scene animate che accompagnano” (A.Saggio – tappeti volanti). In questo caso l’Edgemar complex ne è un esempio.
SLANCIARE è questo il quarto verbo, la quarta fase, e questa fase a dir poco caratteristica è rappresentata forse dall’opera più iconica di Gehry ovvero il Guggenheim museum di Bilbao, in quest’opera le masse seguono infatti le traiettorie, dove i protagonisti diventano i volumi che dinamicamente si relazionano con il contesto esterno e con i volumi all’interno dell’involucro dell’edificio. Il museo di Bilbao è senza ombra di dubbio uno degli interventi più importanti di urbanascape, ipernazionalista.
L’ultimo verbo è quello del LIQUEFARE dove ormai appare palese come il movimento fluido e continuo caratterizzi l’organizzazione spaziale tra interno ed esterno, spazio e volumi, emerge inoltre un sentimento quasi sottomarino negli edifici di questa “fase” come nel museo della musica a Seattle.
Il professor Saggio si concentra poi sullo studio Gehry e su ciò che lo caratterizza, che lo diversifica da altri competitor, citando uno dei libri della sua collana IT revolution in architecture (Gehry digitale). Gehry ed il suo studio infatti per ogni opera generano una quantità significativa di modelli fino a realizzarne uno che per loro possa essere significativo, soddisfacente, solo a quel punto si procede alla digitalizzazione in modo tale che questo singolo modello possa diventare la base per successive modifiche ed integrazioni progettuali. La chiave sta esattamente nella digitalizzazione del modello dal momento che da questo singolo modello sarà poi possibile generare una serie infinita di elaborati, visioni tridimensionali dal momento che “un modello elettronico è per sua natura qualcosa di estremamente diverso da uno tradizionale, risulta essere vivo, intelligente” (A.Saggio – tappeti volanti), inoltre su un modello classico le informazioni risultano statiche, mentre per un modello digitalizzato saranno dinamiche ed interconnesse.
Il modello elettronico diventa in questa accezione uno strumento per studiare, verificare, simulare, e costruire. Non è garanzia di successo, ma per il lavoro di progettazione si tratta della più importante conquista dopo l’invenzione della prospettiva.
A.Saggio – tappeti volanti
Lindsey, l’autore del libro infatti all’interno di quest’ultimo analizza proprio il lavoro complessivo di Gehry e le sue innovative pratiche digitali, parlando anche di concetti pregni di significato, come il concetto di Skin in. La Skin in consiste in una pratica in cui il processo non si muova dalla griglia strutturale verso l’esterno ma esattamente all’opposto, dalla conformazione dell’involucro esterno, la pelle si passa poi all’orditura centrale. Secondo il professor Saggio, l’approccio Skin in è considerato significativo dal momento che egli stesso lo considera legato ad un cambio di paradigma nell’architettura, nella quale si passa da un sistema meccanico e assoluto come quello descritto nei 5 punti di Le Corbusier, ad un sistema relazionale (relazioni tra le parti) di Gehry. Il modello architettonico è anch’esso caratterizzato da interconnessioni e relazioni interne fra parti “realizzato secondo strati coordinati” (A.Saggio – tappeti volanti).
In conclusione possiamo dire che osservando e studiando le architetture di Frank Owen Gehry si può percepire che la strada tracciata dall’architetto, il segno, è solo all’inizio. Il sistema è in completa metamorfosi ed aggiornamento, le architetture di Gehry infatti assomigliano sempre di più ai suoi schizzi ma il modello elettronico arriverà a darci ben altro.
I Simpson, quindi Matt Groening, autore e creatore del cartone animato, presenta una sua idea un po’ diversa, per quanto riguarda il processo realizzativo che caratterizza le opere di Frank Gehry. L’episodio affronta in modo sarcastico, una serie di stereotipi sull’architettura di Gehry. Nell’episodio si vede Casa Gehry a Santa Monica e il progetto proposto nell’episodio che ricalca il famoso progetto del Guggenheim a Bilbao.