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TO DO – LEZIONE 0

Maison a Bordeaux di Rem Koolhaas, Museo ebraico di Berlino

Le due tematiche svolte a lezione che mi sono proposto di approfondire sono due dei progetti che più mi hanno colpito, il primo quello di Koolhaas per la maestria con cui ha risolto, brillantemente uno dei problemi che affligge ogni progettista, le barriere architettoniche. per quanto riguarda il secondo invece, ho avuto la fortuna di poterlo visitare di persona, ed il ricordo è quello di un posto pregno di significato, che ti entra dentro, che riesce nel suo scopo principale di rendere giustizia ad una delle pagine più brutte della storia umana.

Maison a Bordeaux – Rem Koolhaas

il progetto si trova a sud di Bordeaux, Koolhaas lavora sull’incoerenza e sull’elenco di materiali e di soluzioni di dettaglio, arrivando a manipolare la concezione strutturale andando a sovvertire le logiche della
statica

Nelle richieste dei committenti c’è quella di avere una casa complessa che rispecchiasse l’universo di un uomo costretto a vivere su una sedia a rotelle. Koolhaas accetta la sfida realizzando due livelli, ponendosi l’obiettivo di realizzare una casa che rendesse libero il committente.

Casa basata su una serie di contrapposizioni, la più evidente è triplice perché c’è una sovrapposizione di 3 case. Una semi-interrata che ha il carattere di spazi scavati nella collina e irregolari, spazi per servizi e
zone più intime. Un volume sospeso che contiene la zona notte
e tra i due un piano intermedio totalmente aperto e libero come una pausa tra le due case che ospita la zona della vita collettiva. Tre case con 3 ambiti funzionali e 3 caratteri diversi.

Due altezze dei fori perché l’architetto ha considerato le altezze di un adulto, di un bambino e di un uomo su sedia a rotella. In particolari punti dove si sta fermi vengono posti dei fori che inquadrano particolari esterni come un albero.

la soluzione più importante elaborata da Koolhaas, è stata quella di inserire all’interno dell’edificio una pedana che però risulti a tutti gli effetti una stanza che si muove in verticale lungo una parete/libreria. Che può avere anche posizioni intermedie.

Museo ebraico di Berlino – Libeskind

Visto dall’alto, l’edificio presenta la forma di una linea a zig-zag, è quindi caratterizzato da una forma apparentemente casuale, anche se, la forma dell’edificio ricorda una stella di David decomposta e destrutturata. L’edificio è interamente ricoperto da lastre di zinco-titanio e le facciate sono attraversate da finestre molto sottili e allungate, disposte in modo diagonale, verticale e orizzontale più simili a squarci o ferite che a vere e proprie finestre

l’elemento progettuale che rimane maggiormente dentro al visitatore è l’istallazione “Shalechet – Foglie cadute”, caratterizzata da un forte significato, è l’opera terminale del museo, consiste in una stanza vuota larga con la luce che permea dall’alto, con 10 000 volti in acciaio punzonato sono distribuiti sul pavimento, I visitatori sono invitati a camminare sui volti e ad ascoltare il fragore prodotto dalle lastre di metallo che sbattono l’una contro l’altra, creando un forte senso di disagio e di angoscia per tutti quei morti, calpestati.

in entrambi i casi i due progetti riescono nel loro intento di uscire fuori dagli schemi risultando a loro modo moderni, nel primo ovviando ad un problema tutt’altro che facile, spingendosi oltre i limiti anche nella fase progettuale nascondendo gli elementi strutturali facendo apparire la struttura come un involucro sospeso. Nel secondo caso invece il progetto in particolar modo l’ultima installazione avevano l’obiettivo di trasmettere tutta l’angoscia, ed il significato, di far sentire in qualche modo il visitatore partecipe e inserito all’interno di un contesto particolarmente significativo per la storia umana.

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